foto : Vitadadonna.com
di Roberto Ferro.
L’otto marzo. “Giornata Internazionale della Donna”: “si festeggiano tanto le conquiste sociali politiche ed economiche quanto le discriminazioni e le violenze subite”. Cristianesimo ed Ebraismo hanno svolto un ruolo decisivo ed ambiguo nel plasmare l’identità femminile occidentale. Sovente si afferma che l’oppressione maschilista della donna, ad iniziare dallo svilimento del suo corpo ridotto a mera riproduzione, sia suffragato dalla Bibbia.
Questa affermazione non è del tutto vera! Per dimostrare la sua parzialità è tuttavia indispensabile adottare un criterio di osservazione e di lettura particolare. Paragoniamo la Bibbia (l’insieme di Antico e Nuovo Testamento) ad un percorso nel quale si impone sotto traccia una dissonanza; da un lato Dio si manifesta e parla con voce di Dea e dall’altra l’immagine positiva si dissolve (tende a dissolversi) nelle discussioni dei primi secoli del Cristianesimo allorché si negava persino “che la donna possedesse un’anima”.
L’Antico Testamento, tuttavia, è sorprendente a questo proposito. Emergono, a saperle cercare, figure di donna e atteggiamenti incompatibili con l’immagine propagandata dai tradizionalisti. E’ un fatto rimarchevole, tanto più che la Bibbia fu composta sicuramente da uomini nell’arco temporale di molti secoli.
Idealmente la Bibbia è un libro rilegato in brochure, opera di redattori di epoche ed impostazioni teologiche differenti. Per esempio, il racconto della prima Creazione, quello tradizionale, di Genesi 1, recupera l’epopea sumerica di Gilgamesh: il secondo (Genesi 2) è sintetico, più antico assomiglia stranamente alle moderne teorie del grande fisico inglese Stephen Hawkin. Entrambi i testi erano ritenuti Parola di Dio, quindi assolutamente non emendabili ma ad un certo punto si decise di privilegiare (in epoca esilica) una visione tradizionale della Creazione, quindi l’epopea di Gilgamesh prese il sopravvento.
Se ci armiamo di “forbici” metaforiche e “sciogliamo” l’opera redazionale, proprio relativamente alla figura femminile possiamo compiere notevoli scoperte: Dee, donne incredule, birichine, vittime, disperate adolescenti, sensuali ragazze, tutte affollano i libri biblici. L’Antico Testamento, molto più del Nuovo, parla di vita vissuta e di emozioni, di corpo e amore.
Che ne sarà di una donna che ride in faccia a Dio? In altre religioni ed epoche avrebbe ricevuto una dura punizione…. Il famoso episodio della promessa di un figlio ad Abramo malgrado l’età avanzata, costitutivo di Israele, inizia con una risatina amara tutta femminile. Il Signore si presenta alla tenda di Abramo e gli promette figliolanza (Genesi, 18, 1 – 15) “Sara, rise dentro di sé, dicendo: “Vecchia come sono dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!” Il Signore disse ad Abramo: “Perché mai ha riso Sara, dicendo: “Partorirei io per davvero, vecchia come sono?” Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il Signore? Al tempo fissato, l’anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio. “ Allora Sara negò dicendo: “Non ho riso, dicendo: “Non ho riso” perché ebbe paura. Ma egli disse “Invece hai riso!”
Il testo più antico della Bibbia propone addirittura una Dea (Giudici 5)? Il mio docente di Storia dell’Antico Testamento affermava: “Quando frequenterete un convegno di biblisti scoprirete studiosi precocemente incanutiti,: siatene certi, avranno tentato di tradurre ed interpretare il “Cantico di Debora””. Il linguaggio arcaico, i significati oscuri, denotano un testo composto tra il XVI – XV secolo a,C, Su un’unica caratteristica tutti concordano: si parla di una Dea con parole e attributi che successivamente saranno utilizzati con il Dio tradizionale maschile.
Si impone alla nostra attenzione il dramma di una figlia adolescente sacrificata dalla promessa avventata del padre (Giudici 11, 29 – 40). Anche se ricalcata sulla falsariga della tragedia classica “Ifigenia in Aulide” (e quindi pressoché coeva), tuttavia mai prima di allora si era parlato in questi termini dell’adolescenza al femminile (E’ sufficiente sostituire esercito nemico con matrimonio di convenienza e monacazione e si materializzano innumerevoli ragazze infelici). “Se tu mi dai nelle mani i figli di Ammon, chiunque uscirà dalla porta di casa mia per venirmi incontro, …sarà del Signore e l’offrirò in olocausto”…E la figlia di rimando “lasciami libera per due mesi, affinché vada su e giù per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne”…Di qui venne in Israele l’usanza che le figlie di Israele vadano tutti gli anni a celebrare la figlia di Iefte, il Galaadita, per quattro giorni”.
L’Antico Testamento descrive anche donne birichine (oppure semplicemente intraprendenti). Sappiamo che Sodoma fu distrutta a causa dei suoi peccati (il più importante dei quali non aver rispettato gli stranieri viaggiatori, che altri non erano se non due angeli) (Genesi, 19, 30 – 38). “La maggiore (delle due figlie) disse alla minore: Nostro padre è vecchio, e non c’è più nessuno sulla terra per mettersi con noi come si usa su tutta la terra. Vieni, diamo da bere del vino a nostro padre, e corichiamoci con lui, perché possiamo conservare la razza di nostro padre” Così le due figlie di Lot rimasero incinte del loro padre”.
L’Antico Testamento comprende anche uno dei grandi capolavori erotici della letteratura mondiale. Si tratta di un poemetto letto a Pesach (la Pasqua cristiana), sacro ma che non nomina mai esplicitamente il nome di Dio. Il “Cantico dei Cantici” risale al 1000 a.C. circa, all’epoca del grande re Salomone. (Cantico dei Cantici, 4, 1 – 5) “Come sei bella amica mia, come sei bella! I tuoi occhi dietro il tuo velo, somigliano a quelli delle colombe, i tuoi capelli sono come un gregge di capre sospese ai fianchi del monte. ..Le tue labbra somigliano a un filo scarlatto, la tua bocca è graziosa, le tue gote, dietro il tuo velo, sono come un pezzo di melograno. ..Le tue mammelle sono due gemelli di gazzella che pascolano tra i gigli”. La donna amata, eroticamente desiderata e soggetta alla benevolenza di Dio.
Il più antico patto tra donne riporta anche un Credo intimo e “femminista”. Il “Libro di Rut” rappresenta una efficace descrizione della vita delle donne del popolo e dell’incontro tra culture in grado di produrre grandi effetti. Tre donne, la suocera ebrea e le nuore moabite restano vedove. Quando in Israele ritornò l’abbondanza, convenne che Noemi (denominata Naomi a causa delle sventure), l’ebrea, ritornasse in patria, a Betlemme. Una delle nuore, Rut, le volle stare vicina e disse (Rut, 1, 15 – 18): “Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio, dove morirai tu morirò anch’io, e là sarò sepolta” Da Rut nascerà un figlio e dopo 12 generazioni il re Davide, e dopo altre 12 Gesù.
Le donne danzano dopo aver superato il Mar Rosso in occasione dell’Esodo (Esodo, 15, 20 – 21) . “Allora Maria, la profetessa, sorella di Aaronne, prese in mano il timpano e tutte le donne uscirono dietro a lei, con timpani e danze. E Maria rispondeva: “Cantate al Signore perché è sommamente glorioso, ha precipitato in mare cavallo e cavaliere”. Immaginiamo una processione di donne che avanzano a passo di danza lungo la spiaggia, al sicuro.
Resta il fatto che Gesù fosse un ebreo osservante e conoscesse questi testi. Non solo avrà ascoltato innumerevoli commenti in sinagoga, ma in occasione di Pesach avrà letto quando era il più giovane della famiglia i testi rituali, il “Libro di Rut”, “Il Cantico dei Cantici”. Questo spiega appieno l’affermazione colma di stupore di alcuni interlocutori: “Ma tu sei un rabbi, un maestro!
I clerici sono veramente fortunati! Sarebbe curiosa e ben difficile predicare secondo la mentalità cattolica maschilista sul “Libro di Rut”, “Cantico dei Cantici”, Lot e le figlie. Molto più facile discutere di Maddalena (ex prostituta redenta) e di nozze di Canaan.
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